Quando si affronta una questione sull’uomo occorre sempre distinguere tra due piani: quello economico-sociale e quello psicologico-antropologico (homo sum humani nihil a me alienum puto).
AD esempio l’esser comunista in una prospettiva psicologica-antropologica significa VOLER possedere tutto senza la pretesa dell’esclusività, invece in quella economico-sociale significa che la ricchezza e le possibilità DEVONO essere suddivise in modo equo tra persone e popoli.
La grande contraddizione in attesa delle definitive contraddizioni
Senza categoriaPassa inosservata, altre volte fraintesa, la tremenda contraddizione tra democrazia e capitalismo, quest’ultimo inteso come perfetta struttura funzionale all’ideologia produttivista. Per l’ennesima volta, con gli ultimi patetici fatti di cronaca, i nodi dovrebbero essere venuti al pettine. L’opposizione alle grandi infrastrutture, ritenute inutili templi dedicati alla tecnica e al denaro, e l’ostilità delle comunità locali nel vedersi espropriati luoghi dall’alto valore umano e naturalistico, sono la massima espressione della democrazia. Infatti proprio la democrazia fornisce a tutti gli strumenti per difendere le proprie posizioni ideologiche al costo di rallentare fortemente lo sviluppo economico-tecnico del sistema.
E’ su questo terreno che si concretizza la grande contraddizione: la democrazia frena il naturale sviluppo del capitalismo-produttivismo, ma senza riuscire a superarlo, fallendo continuamente nel proporre alternative. Il punto è che disturbare il naturale procedere del capitalismo-produttivismo non significa solo danneggiare la classe dei privilegiati che avranno sempre un altro settore o paese con cui fare profitto. L’effetto dalla portata veramente storica, quindi veramente macroscopica, è il peggioramento delle condizioni di vita dei più. Perchè il sistema capitalistico è l’unico che c’è, è il più coerente che c’è. Infatti pur esistendo al suo interno delle contraddizioni, esse sono ben lontane, ad oggi, dal diventare esiziali.
Un ponte che non crolla, una galleria in un punto strategico per gli spostamenti su rotaia servono a tutti, migliorano la vita di tutti, e il capitalismo-produttivismo li avrebbe forniti, in tempi accettabili a condizioni accettabili. Certo, alle sue condizioni.
Dunque, lungi dal voler essere araldi del sistema economico egemone, dovremmo scegliere se aderire al sistema, mantenendo nei suoi confronti una intima, tutta interiore, avversione, oppure combatterlo con tutti i mezzi disponibili al fine di abbatterlo completamente, sempre dopo una lunga preparazione di una alternativa.
Ogni via di mezzo sembra portare solo morte e precarizzazione delle condizioni di vita.
L’esser socialisti
Senza categoriaEsser socialisti (solo per me?) non significa amare il sacrificio per una idea, la rinuncia a favore degli altri. Esser socialisti significa essere profondamente egoisti, volere tutto, voler fruire di tutto. L’unica rinuncia che è accettata è quella di fronte al limite. C’è un limite energetico e ambientale posto dalla natura, un limite antropico posto dalla esplosione demografica innescata dal progresso tecnico. La constatazione dell’esistenza di un limite porta alla ricerca di una misura nella fruizione del tutto.
Dialettica del capro espiatorio
Senza categoriaSono frustrato e insoddisfatto dal quotidiano.
Ho bisogno di un colpevole, e non qualcuno da combattere, mi basta riversare su di esso le responsabilità del mio stato.
Ovviamente lo sguardo lo rivolgo fuori da me, non posso essere io il colpevole. Saranno gli immigrati? no non può essere, essi sono come me, hanno i miei stessi problemi come individui. Sarà il sistema economico-sociale? ma come è possibile che un sistema economico-sociale non opprimente, non violento, fondamentalmente basato sulla libertà, sia un problema per ma mia libera realizzazione? Ma ecco che guardando fuori di me…
Téchne
Senza categoriaAumento della componente tecnica nella organizzazione dei rapporti sociali ed economici: unico criterio gida è l’aumento dell’efficienza della produzione.
-Feudalesimo->Diritto alla sussistenza dell’uomo dietro contributo obbligatorio alla collettività saotto forma di lavoro. Diritto divino o ancestrale ad esistere.
-Capitalismo ->Perdita del diritto di sussistenza, necessità di trovarsi una occupazione sul mercato (aumento dell’efficienza nella gestione delle risisorse)
-Tecnicalismo-> L’esistenza dell’uomo come essere giocoso e riflessivo sarà messa a rischio?
Hai ragione Boldrin!
Senza categoriaAver capito la crisi non vuol dir che la crisi è risolta
Senza categoriaAnarchico, non c’hai capito un cazzo!
Lo stato muore, sotto la pressione di consumatori e capitale.
-Non esistono i cattivi nel libero mercato, esistono solo gli interessi di ogni singolo ente economico. Ma un ente che può perseguire il bene per statuto esiste, e si chiama stato-nazione.
Grande compito
Senza categoriaRendere il socialismo e la decrescita compatibili con l’uomo. L’uomo che ha, e ha sudato per avere, dirà sempre che l’istinto porta a lavorare lavorare lavorare. Perchè pensa, o è abituato all’idea, che sia l’unico modo per realizzarsi come uomo. Ecco il grande ostacolo: una visione preindustriale del lavoro. Come estirparla? questo è il grande compito.
L’IMMAGINARIO E’ TUTTO
L’uomo che funziona
aaltoAdattarsi, non tanto vincere. L’uomo si piega molle molle agli ingranaggi del mondo e come bullone universale si impernia in ogni meccanismo.
Si piazza li. Non si muove. Puo’ farsi olio e lubrificare, puo’ farsi sabbia e impantanare tutto.
L’uomo che funziona trova il suo senso in questo suo pertugio. Nel suo funzionare e nel far funzionare ad un certo attrito il meccanismo della vita. L’uomo che funziona e’ un coefficiente, una costante da ricordare. In quella costante tutta un’esistenza ed un senso che lascia certo sgomenti; perché sublimazione e surrogato di vita.
L’uomo che funziona ci porta il benessere, ma al prezzo di sorda esistenza.
Les Passantes
G. BrassensA toutes les femmes qu’on aime
Pendant quelques instants secrets
A celles qu’on connait à peine
Qu’un destin différent entraîne
Et qu’on ne retrouve jamais
Une seconde à sa fenêtre
Et qui, preste, s’évanouit
Mais dont la svelte silhouette
Est si gracieuse et fluette
Qu’on en demeure épanoui
Dont les yeux, charmant paysage
Font paraître court le chemin
Qu’on est seul, peut-être, à comprendre
Et qu’on laisse pourtant descendre
Sans avoir effleuré sa main
Qui vous sembla triste et nerveuse
Par une nuit de carnaval
Qui voulu rester inconnue
Et qui n’est jamais revenue
Tournoyer dans un autre bal
Et qui, vivant des heures grises
Près d’un être trop différent
Vous ont, inutile folie,
Laissé voir la mélancolie
D’un avenir désespérant
Espérances d’un jour déçues
Vous serez dans l’oubli demain
Pour peu que le bonheur survienne
Il est rare qu’on se souvienne
Des épisodes du chemin
On songe avec un peu d’envie
A tous ces bonheurs entrevus
Aux baisers qu’on n’osa pas prendre
Aux cœurs qui doivent vous attendre
Aux yeux qu’on n’a jamais revus
Tout en peuplant sa solitude
Des fantômes du souvenir
On pleure les lêvres absentes
De toutes ces belles passantes
Que l’on n’a pas su retenir